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giovedì 20 febbraio 2020

E' venuto a mancare Giovanni Trombino, ipodiacono e cavaliere templar

E' venuto a mancare Giovanni Trombino, ipodiacono e cavaliere templare 

Questa notte è deceduto presso l'ospedale ICOT di Latina Giovanni Trombino, uno dei primi fedeli della nostra Chiesa,cavaliere templare e Ipodiacono della nostra Comunità di Latina. Ho conosciuto Giovanni anni fa presso la sede di Confimprese Italia dove firmammo il C.C.N.L. Colf Badanti per dare assistenza contrattuale ad una categoria scarsamente contrattualizzata. Da allora siamo rimasti amici, condividendo le battaglie a favore delle categorie disagiate e, al riguardo si è sempre contraddistinto per le battaglie a favore delle donne delle pulizie, dei senzatetto, dei pensionati e dei diseredati. Se un domani dovrà rendere conto delle opere di carità, Giovanni probabilmente le ha seguite tutte. Quando nel giugno 2014 fondammo la Chiesa Ortodossa Italiana fu uno dei primi ad aderire, tanto da venire ordinato Ipodiacono nel Forte Sangallo di Nettuno (RM) il 21 marzo 2015. 

Sempre a Forte Sangallo nel 2015 ricevette l'investitura di cavaliere templare e nel 2019 ricevette l'incarico di rappresentare la Confraternita Templare San Giacomo del Molay nella provincia pontina. Lo andai a trovare nell'autunno scorso insieme con il Segretario Nazionale del Sindacato Italiano Autonomo SIA-Confsal e, sebbene sul letto attaccato ad una bombola d'ossigeno e con un piede gonfio era ancora animato da spirito combattivo e voleva attivare CAF e Patronato a Latina per seguire quel popolo minuto alla cui difesa aveva dedicato tutta la sua vita. Lo sono andato a trovare, l'ultima volta sabato 8 febbraio u.s. Abbiamo recitato insieme delle preghiere e gli ho impartito il sacramento dell'unzione degli infermi che, purtroppo, nel suo caso è coinciso con una estrema unzione. Era ricoverato nel Reparto Terapia del Dolore e cure palliative, dove vengono portate le persone per le quali non ci sono più speranze di guarigione. Lo spirito però era forte, mi ha chiesto materiale propagandistico perché stava facendo apostolato tra le infermiere, fantasticava di voler aprire una Chiesa e diceva anche di aver individuato il luogo, pensava a come far funzionare l'Opera Ortodossa Mansa dei Poveri, della quale era responsabile di Latina, perché, mi diceva ci stanno tanti poveri che hanno bisogno di un minimo di conforto e di un piatto di minestra. Era sicuro che poteva riprendere quanto prima il suo apostolato perché stava ricoverato in riabilitazione e sarebbe uscito entro un paio di mesi. Fino all'ultimo sognava per il futuro. L'ultima volta che l'ho sentito per telefono, domenica scorsa, nonostante mi avesse assicurato che stava bene l'ho sentito sofferente e con difficoltà a parlare. Purtroppo i polmoni erano compromessi da anni e non reggevano più. Ignoro i motivi delle sue difficoltà respiratorie che lo hanno portato alla morte, forse le sigarette che fino a qualche anno fa fumava o forse è una conseguenza dell'attività lavorativa presso la Centrale Nucleare di Latina prima della sua chiusura. 
Qui sopra riportiamo la foto dell'ipodiacono Giovanni Trombino in servizio liturgico presso il Santuario della Santissima Trinità di Valle Paradiso, insieme al sottoscritto e a mons. Antonio Berardo, vescovo di Ravenna.


Mons. Filippo Ortenzi
Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana
Gran Priore della Confraternita Templare San Giacomo del Molay

martedì 11 febbraio 2020

Custodi della luce

Custodi della luce

Ed ecco a voi il mio ennesimo quadro templare! Si intitola "Custodi della luce". Un paesaggio vago al chiaro di luna, avvolto nella nebbia fitta che rende tutto spettrale e indefinito. Su un colle di sottofondo sorge una rovina di Cattedrale gotica, una volta maestosa ed imponente, che adesso è quasi distrutta, priva di tetto, con le torri mozze. Il simbolismo di tale paesaggio si riferisce allo stato in cui si trova oggi la fede cristiana. Cioè nel totale smarrimento, con le idee confuse e senza più punto di riferimento, dove il male viene presentato come il bene e il bene come il male, e tutto ciò in cui si è creduti fino a poco fa, crolla a pezzi. Ma in questo ambiente sinistro c'è una luce, data dal fuoco acceso dai due cavalieri Templari che dopo un lungo ed estenuante cammino attraverso i secoli, decisero di fare una sosta. Sono due con un solo cavallo. Il simbolismo che richiama il famoso "Sigillum", solo che i cavalieri non cavalcano l'unico cavallo, ma quest'ultimo è stato impegnato nel trainare un carro di legno, carico di un misterioso baule. Un carico talmente prezioso, che i cavalieri sono scortati dai due cani pastori abruzzesi, uno dei quali, salito sulla punta di una torretta di recinzione, veglia sul paesaggio circostante, mentre il secondo veglia sul carro, dal quale il cavallo adesso è slegato per farlo pascolare e abbeverare da uno dei cavalieri. Cosa c'è nel baule? Il tesoro? Le reliquie cristiane come ad esempio il Graal? Oppure l'archivio segreto dell'Ordine? Solo a chi lo trasporta è dato conoscere il suo contenuto! Ciò che è importante, è che il fuoco da loro acceso, porta un getto di luce, di chiarezza, e anche di calore in quella valle inumidita dalla nebbia notturna. Il fuoco è la conoscenza, la verità, il punto di partenza e di arrivo, ed appartiene alla fede templare, autentica, senza sotterfugi ne tornaconti, la fede che va gelosamente custodita dai guardiani fedeli ( i pastori abruzzesi), pronti a difenderla fino alla morte! In un'epoca di confusione, di incertezza, di scristianizzazione, i depositari del vero credo sono davvero pochi, ma finché ci sono, la presenza di Cristo in mezzo agli uomini è ancora garantita. E questi pochi, le scintille di fuoco nell'oscurità si chiamano TEMPLARI! +++nnDnn+++


Olga Federica Pagliani
Diaconessa della Chiesa Ortodossa Italiana
Dama Templare
Precettore Confraternita Templare San Giacomo de Molay di Cosenza

domenica 2 febbraio 2020

San Biagio di Sebaste

San Biagio di Sebaste 

San Biagio di Sebaste, santo ortodosso armeno dell'Anatolia (Turchia)

Il tre febbraio viene commemorato San Biagio, medico e vescovo ortodosso armeno di Sebaste, (capitale della Provincia Romana dell'Armenia prima). morto martire nel 316 d.C. a causa della persecuzione dell'imperatore Licinio. Il suo martirio fu particolarmente cruento, essendo stato scorticato vivo con dei pettini di ferro (quelli usati per cardare la lana) ed infine decapitato per essersi rifiutato di rinnegare la fede cristiana. Si narra che durante il suo apostolato operò numerosi miracoli, il più noto dei quali è l'aver salvato un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea ed è per questo che viene invocato per i mali alla gola, tanto che in detto giorno si svolgono i riti della benedizione della gola con candela unta con myron. E' venerato sia nel mondo ortodosso che in quello cattolico ed è anche il patrono del mio paese, Marta (VT), ed io, al pari di tutti i miei concittadini sono stato sempre molto devoto a questo Santo (localmente detto San Biacio). Nel 732, mentre le orde islamiche dilagavano in Anatolia, le reliquie del Santo furono tolte dalla cattedrale di Sebaste per essere portate a Roma, ma una tempesta portò la nave a Maratea (PZ), dove sono, per la maggior parte (altre sono state disperse in varie località) conservate nella Basilica di Maratea, sul Monte San Biagio.

Raccontata brevemente la storia di San Biagio, vescovo armeno ortodosso e Martire, vorrei soffermarmi sulla città e la nazione della quale era vescovo.
Come è noto la nostra Chiesa, da tempo sta denunciando l'invasione afroislamica nel nostro Paese ed il conseguente pericolo di sostituzione etnica del nostro popolo. Al contrario le sinistre mondialiste ed antinazionali, la Chiesa CattoComunista Vaticana (che seguace del loro dio, non Uno e Trino ma uno e Quattrino pensano più a difendere il business dell'accoglienza che le radici cristiane del nostro popolo e la Fede in Cristo Risorto) e  il plutocapitalismo cosmopolita (dove 8 famiglie hanno un reddito pari ai 3 miliardi di abitanti più poveri del nostro pianeta, e questi otto hanno tutti qualcosa in comune: sono liberal di sinistra, favorevoli alla globalizzazione, membri di gruppi mondialisti come la Trilaterale ed il Bildemberg, massoni e tralascio di dire di che religione maggiormente sono per non apparire antisemita) difendono dette invasioni in nome di un bonismo peloso e schiavista.

Qui sopra è riportata la cartina dell'Armenia storica e, come ben vedete comprendeva prevalentemente territori oggi facenti parte della Turchia. La stessa Sebaste, antica capitale dell'Armenia e della quale è stato vescovo San Biagio, oggi è una città turca, denominata Sivas, capoluogo della provincia di Usak (Anatolia Centrale). Le chiese e le tracce del cristianesimo che qui fu fiorente e vivo per secoli sono state nascoste, se non distrutte. E gli armeni che ivi vi abitavano che fine hanno fatto?  Per secoli perseguitati e discriminati dall'impero ottomano come infedeli, gli armeni hanno subito, più degli altri popoli cristiani dell'Anatolia (romei o romani di lingua greca, siriaci ed assiri) quello che loro chiamano Medz Yeghern (grande crimine) dove i turchi, tra il 1915 ed il 1916,  nel nome dell'Islam cercarono di sterminare tutti gli infedeli dell'Anatolia, trucidando oltre un milione e mezzo di armeni. Approfittiamo della commemorazione di San Biagio per ricordare ai cristiani come  in tale territorio le popolazioni cristiane sono state sterminate da quella che Papa Francesco ha definito "una religione di pace" ...
mons. Filippo Ortenzi