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lunedì 15 gennaio 2018

San Basilio di Cesarea


Discorso ai giovani


I. Molte sono le ragioni, ragazzi miei, che mi spingono a darvi quei consigli che giudico i migliori e che credo possano esservi utili, nel caso li seguiate. Infatti l’essere arrivato a questa età, l’aver affrontato ormai molte prove e l’aver preso parte abbastanza alle alterne vicende della sorte che tutto insegna, mi hanno reso tanto esperto delle cose umane da poter mostrare la via più sicura a chi da poco si è incamminato lungo il sentiero della vita. Per grado di parentela io vengo subito dopo i vostri genitori, così che non nutro per voi meno affetto di loro. D’altra parte, se non interpreto male i vostri sentimenti, credo che neanche voi, guardando me, sentiate la mancanza dei vostri genitori. Se dunque farete tesoro delle mie parole, sarete al secondo posto della graduatoria di merito stilata da Esiodo; altrimenti, senza che sia io a dovervi dire qualcosa di spiacevole, basterà che vi ricordiate dei suoi versi: «Ottimo è colui che da se stesso vede ciò di cui ha bisogno; buono chi segue ciò che gli viene mostrato da altri; ma chi non è capace né dell’una né dell’altra cosa, è del tutto inetto».
Non meravigliatevi poi se a voi, che pur frequentate ogni giorno la scuola e avete familiarità con i più illustri degli antichi scrittori grazie alle opere che ci hanno lasciato, io dico d’averci personalmente trovato qualche cosa di davvero utile. Io vengo a consigliarvi appunto questo: non bisogna che voi, affidando a questi personaggi una volta per tutte il timone della vostra intelligenza, come si fa con una nave, li seguiate dovunque vi portino, ma, accogliendo quanto hanno di utile, sappiate anche ciò che bisogna lasciai perdere. Comincerò dunque a spiegarvi quali siano queste cose e con quali parametri debbano essere valutate.

II. Noi, ragazzi miei, crediamo che la vita dell’uomo in questo mondo non abbia un valore assoluto, né consideriamo o definiamo vero bene ciò che circoscrive la sua utilità entro i limiti di questa vita. Perciò non riteniamo degna di essere desiderata né la nobiltà di nascita né la forza fisica o la bellezza o la statura del corpo, né gli onori del mondo né il potere e nemmeno ciò che si potrebbe dire grande tra le cose umane. E neppure invidiamo quelli che posseggono tali beni, ma ci spingiamo ben oltre con la speranza e facciamo tutto nella prospettiva di un’altra vita.

Di conseguenza, affermiamo che bisogna amare e ricercare con tutte le forze tutto ciò che ci aiuta a raggiungere una tale vita; quanto invece non ci orienta ad essa va trascurato come cosa di nessuna importanza. Come sia poi questa vita e dove e in che modo noi la vivremo, sarebbe troppo lungo da spiegare rispetto allo scopo che qui mi sono proposto, e ci vorrebbero interlocutori più maturi di voi. Per darvi un’idea di ciò che intendo, basterà forse dire solo questo, che, cioè, se uno potesse abbracciare col pensiero e mettere insieme tutta la felicità che c’è stata al mondo da quando gli uomini

lunedì 1 gennaio 2018

L'ultimo Gran Maestro dei Cavalieri del Tempio

L'ultimo Gran Maestro dei Cavalieri del Tempio

" Siamo innocenti, proprio come Cristo è innocente
nel nome dell'Ordine del Tempio, ti maledico Filippo il Bello e il tuo buffone papa Clemente che alla fine dei tempi ci incontreremo di nuovo davanti al Signore e lui farà in modo che i peccati che hai fatto contro di me e l'Ordine sarà punito" Pronunciando queste parole muore messo al rogo nel 1317 Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari fondato subito dopo le Crociate, l’Ordine divenuto nel tempo potente e con disponibilità di ricchezze tali da rappresentare un serio ostacolo sia per il Re di Francia, Filippo il Bello, sia per il Papa Clemente V.

I vertici dell’Ordine vengono accusati di eresia e pratiche sataniche. I capi vengono arrestati, torturati e condannati dopo un processo durato anni. Il mito dell’Ordine e delle preziosissime reliquie del Gran Maestro da esso custodite, tra le quali ci sarebbe stato, secondo la leggenda, il santo Graal, sopravvive ai Templari e arriva fino ai giorni nostri.
L’Ordine venne definitivamente soppresso nel 1308.
A Jacques de Molay sono attribuite 4 profezie, tre delle quali già avveratesi:
La prima: rivolgendosi a Papa Clemente V disse:
“Tu morirai entro 40 giorni”.
La seconda: rivolgendosi verso il Re Filippo IV di Francia detto il Bello disse:
“Tu morirai entro la fine del 1314″.
La terza: rivolgendosi verso la Monarchia Francese disse:
“La casa reale Francese cadrà definitivamente entro la 13^ generazione da Filippo IV”.
La quarta e più inquietante rivolta verso la Chiesa Romana:
“Il Papato terminerà entro 700 anni dalla mia morte”
L’abdicazione di Papa Benedetto XVI avvenuta l’11 Febbraio 2013 rispetta anche la quarta profezia e la coesistenza di un Papa emerito e un Papa regnante potrebbe rappresentare la fine del papato clericale e di quel "potere" che ha segnato la fine dei Cavalieri Templari...ma c'è da chiedersi: i cavalieri hanno mai cessato di esistere?
Ambrogio Giordano


Autore dell'articolo
dott. ing. Ambrogio Giordano 
Laurea in Sociologia indirizzo Mas Media e Comunicazione Urbino
Laurea in Ingegneria Civile e Ambientale Roma
Laurea in Ingegneria Civile indirizzo Infrastrutture Roma
Laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale Roma
Master di II livello in Scienze Criminologiche Roma
Presidente Ass. Rinascita e Rose