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giovedì 4 agosto 2022

OFFICIO DEL FUNERALE ORTODOSSO

 Cagliari: venerdì  5 alle ore 10.30., presso il Cimitero di San Michele, Monsignor Roberto Pinna  celebrerà  l' officio del funerale di una fedele ortodossa di nazionalità  russa. 


Il funerale ortodosso si svolge in tre parti. La prima funzione è la veglia dopo la morte, detta trisagio. In questa fase la preghiera dei fedeli e della Chiesa è rivolta a Cristo, che faccia riposare con i Santi l’anima del suo servo, dove non c’è dolore ma la vita eterna. Quando muore un cristiano non è solo la famiglia ad essere colpita dal lutto ma tutta la Chiesa. È questo il significato più profondo della funzione funebre ortodossa, il concetto che viene espresso con più forza dal pope (il prete). Il rito ortodosso dedica grande attenzione e rispetto nei confronti del corpo del defunto che, durante il periodo di veglia, non deve mai essere lasciato solo.  La salma, dopo essere stata vestita, viene composta sopra un catafalco posizionato verso la parte più orientale del locale, con la testa rivolta verso Est. Sulla parete sopra il capo del defunto viene attaccata un’immagine sacra in stile bizantino. Per decorare la stanza deltrisagio sono consentiti anche drappi funebri e paraventi di colore rosso, tranne che nel periodo della Pasqua Ortodossa, durante il quale devono essere bianchi. La stessa regola vale per i fiori. È vietata l’illuminazione elettrica: l’unica soluzione contemplata sono candele e ceri a fuoco vivo. Questa precauzione dovrà essere presa anche durante il trasporto della salma. Nella camera ardente deve essere disposto un leggio in modo che i fedeli possano leggere, alternandosi, brani del Salterio (libro che raccoglie le preghiere del mattino e della sera) o del Santo Vangelo. Appena entrati, sia i fedeli sia gli operatori delle pompe funebri devono farsi il Segno della Croce rivolgendosi all’icona attaccata al muro. È un segno importante di rispetto.


La scelta della bara dipende dalla famiglia, ma è in genere di struttura molto semplice, tuttavia ci sono dettagli da rispettare.  Sul coperchio della bara devono essere incise le iniziali della scritta Iesus Xristos Nika (Gesù Cristo vince). Il crocefisso va attaccato al centro del coperchio e deve essere privo della figura del Signore: l’ortodossia non ammette raffigurazioni sacre a tre dimensioni, perché considerate un retaggio del paganesimo. Lungo i fianchi della bara bisogna incidere (o attaccare una targhetta) alcuni passi del Vangelo secondo Giovanni: «Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in Me anche se muore vivrà, chiunque viva e creda in Me non morirà in eterno» (GV. Cap 11 vv.23-2). Obbligatorio è anche il velo per coprire la salma (lasciando scoperta la testa) decorato con le scene di morte e resurrezione del Signore.


Quando gli operatori chiudono la bara devono fare attenzione a piegare con delicatezza l’imbottitura lungo i lati per non sovrapporre la bordatura in raso al velo decorato usato per coprire il defunto. Tanta attenzione alla salma è dovuta al fatto che, secondo gli Ortodossi, il corpo del cristiano è sacro, dal momento che è il tempio dello Spirito Santo e parteciperà al ristabilimento finale di tutto il creato.


Terminato il Trisagio, la funzione funebre continua in Chiesa il giorno stesso della sepoltura e qui viene celebrata la Divina Liturgia. Durante il funerale, più che lodare le virtù del defunto, le preghiere sottolineano la dura realtà della morte e la vittoriosa resurrezione di Cristo. La morte, infatti, non è che un passaggio, la conclusione di uno stadio di vita. La resurrezione di Cristo è la testimonianza che l’amore di Dio è più forte della morte. La funzione è cantata dal pope ma amici e parenti possono alternarsi per pronunciare un elogio al defunto.


Finita la cerimonia si dà l’addio al defunto che viene portato al cimitero, dove si svolge la terza parte del rito funebre.


La religione ortodossa non prevede la cremazione ma solo la sepoltura sotto terra, non esistono nemmeno i loculi, e le bare non vengono piombate ma semplicemente chiuse.


In chiesa si forma un corteo per portare la bara fino alla fossa dove sarà seppellita. Il feretro viene calato e qui viene aperto un’ultima volta per permettere a tutti i presenti di dare il saluto definitivo al defunto. Il pope versa olio benedetto dentro la bara che viene chiusa. I presenti gettano piccole manciate di terra sul coperchio, poi vengono adagiate le corone di fiori (variopinte se si tratta di anziani, bianche in onore dei bambini). Le lapidi sono di marmo bianco oppure in granito. Solo di recente è stata aggiunta, accanto al nome e alle date di nascita e di morte, anche una fotografia del defunto. Le tombe sono decorate con fiori freschi e piante disposte intorno alla lapide.


Quaranta giorni dopo il funerale è prevista la prima messa di suffragio. Alla fine della cerimonia i parenti del defunto offrono un dolce particolare, la kòlliva, preparato solo in occasione di questa ricorrenza. Si tratta di un impasto a base di grano saraceno, zucchero, uvetta, noci e mandorle.


martedì 2 agosto 2022

Bolla Apostolica “ Conclium Equitum Confratum"

 

Al Clero della Chiesa Ortodossa Italiana, ai fedeli e alle Chiese in Comunione liturgica e sacramentale e a quanti leggeranno questo Decreto, Grazia, Misericordia e Pace.




Bolla Apostolica


 Conclium Equitum Confratum


Atteso che il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Italiana ai sensi del comma 11 lett. o) del Canone 11 del nostro Codice di Diritto Canonico (Codex Canonum approvato dal Santo Sinodo il 22 agosto 2019 con Bolla Apostolica “Codex Ecclesia Orthodoxa Italiaca” - prot. n. 14/19), ha deliberato (prot. n. 46 dell’11 luglio 2022 – Bolla Apostolica “Modificatio Sancti Canones” l’instituzione del Consiglio dei Cavalieri (Canone 115 del Codex).

Noi Filippo, per grazia di Dio e del Santo Sinodo, arcivescovo metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana, considerata la disponibilità dell’interessato nominiamo:





S.A.S. il principe Paolo di Giovine


quale Presidente

del Consiglio dei Cavalieri – Concilium Equitum Confratum


Canone 115) Consiglio dei Cavalieri

Comma 1) Come deliberato con Grammata n. 61 – punto 5, dal Consiglio Nazionale Ecclesiastico della Chiesa Ortodossa Italiana il 27 luglio 2015 – festa di San Giacomo de Molay, viene istituito il Consiglio dei Cavalieri, del quale fanno parte di diritto tutti Gran Maestri/Gran Priori delle confraternite religiose e delle compagnie nobiliari dinastiche di ispirazione cavalleresca.

Comma 2) Del Consiglio fanno parte di diritto il Metropolita e il Cancelliere della Chiesa, che fungerà da segretario.

Comma 3) Il Presidente del Consiglio viene nominato dall’Arcivescovo Metropolita, sentito il cancelliere, previa delibera del Santo Sinodo.

Comma 4) Il Concilio dei Cavalieri potrà essere costituito, su richiesta del vescovo territorialmente competente, anche a livello diocesano