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martedì 3 dicembre 2019

Misterium Vitae



Misterium Vitae


Vi presento il mio nuovo quadro che si intitola "Misterium vitae". Perché in latino? Perché la parola italiana "mistero" differisce leggermente dal significato latino "Misterium". In italiano "mistero" è quasi sinonimo del "segreto", cioè una cosa nascosta, mentre "Misterium" significa qualcosa di nascosto che viene rivelato.
Qui abbiamo un paesaggio vasto, sullo sfondo c'è una valle alternata con le colline ricoperta di nebbia che si fonde con le sagome delle montagne in lontananza, ma che appare spianata. Poi la pianura si alterna con il bosco fitto e rigoglioso ancora pianeggiante, che ad un certo punto si interrompe da un precipizio spaventoso e profondissimo. Questo significa il distacco dal paradiso precedente, perduto dopo la caduta. La vita tranquilla e comoda rimase al di là dell'abisso, e l'unico passaggio è un fragile ponte naturale di roccia, a ridosso del quale cresce l'Albero della Vita, che richiama nella forma un olivo con due rami intrecciati a spirale,con una porta magica alla base. La sua chioma arriva fino al cielo, squarciando le nuvole e toccando il sole. Una parte delle sue radici è sospesa sull'abisso. Per arrivare alla porta magica piena di luce, bisogna attraversare il ponte di roccia, scomodo e pericolante, con le zone d'ombra, ma una volta lì, si arriva al mistero della vita, caratterizzata dalla dualità e ciclicità (due rami intrecciati a spirale). All' ingresso del ponte c'è una donna con in mani una coppa, che significa la conoscenza, e una spada, che significa il continuo combattimento quotidiano che affronta una madre, una sorella, una sposa. La donna è la depositaria della vita, poiché è lei che la dona. Dall'altra parte c'è un cavaliere a cavallo, accompagnano da un cane da caccia. Entrambi si avvicinano al ponte di roccia intenti ad attraversarlo. Il cavaliere a cavallo rappresenta la natura umana, fatta dal corpo con le sue esigenze animali(il cavallo) e la mente razionale ( il cavaliere) che dirige e domina la parte animale. Il cane da caccia invece rappresenta il desiderio di conoscere la verità, la ricerca, l'intelligenza e il discernimento. Sia la donna che il cavaliere indossano gli abiti bianchi con la croce patente templare, dunque alla base della loro vita sta la fede in Cristo e la giustizia nel nome di Dio.
Dall'abisso sorge un drago che appare trasparente, spettrale, quasi fatto di una gelatina, e in effetti, l'uomo non lo vede, ma il cane si. Il drago rappresenta le forze avverse della natura, gli impedimenti, gli errori, e nella sua figura porta due numeri: 2 che sta per la doppiezza della natura umana (il bene e il male) e 8 che sta per il corpo. Nella somma 2+8 danno 10, che corrisponde alla jod ebraica, che significa "mano attiva": cioè finché siamo nel corpo materiale, le nostre azioni hanno il doppio risultato, da un lato buono, ma dall'altro cattivo. Però la consapevolezza di ciò può mutare in solo bene, infatti, il drago retrocede dinanzi al cane che gli ringhia. Conoscere la verità argina l'errore.
È un altro elemento è molto presente all'interno del quadro: l'acqua. L'acqua presente nelle nuvole e nella nebbia, che sta per le acque della creazione, l'acqua che attraversa il bosco irrigandolo, che contiene il principio vitale, e che alla fine sgorga dalla parete verticale del precipizio, cadendo a cascate vertiginose, che diventa un pericolo, perché porta in sè sia la vita che la morte.
E così, Misterium vitae consiste nel dominare se stessi, cercare la verità, combattere per la giustizia nel nome della fede, di modo da poter attraversare il ponte senza pericolo di finire nell'abisso, giungendo alla porta stretta che porta verso la luce eterna.
Olga Federica  Paliani

diaconessa della Chiesa Ortodossa Italiana e Precettore della Confraternita Templare San Giacomo de Molay di Cosenza

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