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mercoledì 11 dicembre 2019

Santo Graal: oggetto o simbolo?


Santo Graal: oggetto o simbolo?



Ultimamente mi è capitato ad assistere ad un convegno tra i confratelli sul tema del mistero più fitto e coinvolgente che riguarda i Templari: il Santo Graal. Le relazioni molto interessanti riguardanti il tema da vicino hanno tenuto quasi ipnotizzato il pubblico intervenendo con gli argomenti ben preparati e presentati con maestria. Ma, come di solito succede, quando si parla del Santo Graal, anche sta volta la fantasia prese il sopravvento sulla realtà, pur citando alcune prove storiche veramente esistenti. Come prove storiche di solito si parla delle coincidenze più o meno plausibili, alcuni documenti, spesso incompleti, contenenti qualche frase indicativa, dunque con vario raggio di interpretazioni e adattabili alle diverse teorie, spesso contraddittorie tra loro. Come prima cosa si dovrebbe ben definire di cosa si tratta.

Un’ipotesi assurda.




Uno dei relatori avanzò l’ipotesi, che il Santo Graal sarebbe una pietra, uno smeraldo luminosissimo, caduto sulla terra dal cielo… ma in quale circostanza? Qui c’e da ragionare, ma davvero! La leggenda a sostegno di questa teoria vuole che lo smeraldo fosse caduto durante la battaglia tra Lucifero e San Michele Arcangelo, nel momento in cui il primo, sconfitto dal secondo sprofondò nel abisso, e in quel momento si ruppe la sua corona, spargendo le pietre preziose. Ma se gli angeli sono le entità puramente spirituali, dotate di intelligenza ma privi di corpo, come potrebbe uno di loro indossare una corona materiale con le pietre palpabili e collocabili all’interno della dimensione spaziotemporale? Si, in alcuni momenti particolari gli spiriti possono diventare visibili e talvolta possono persino materializzarsi, ma ciò accade per pochi istanti, e di certo non possono “indossare la corona” dalla quale cadono le pietre vere e proprie! Dunque un’ipotesi assai poco probabile questa!

Incredibile storia di Rennes-le-Chateau.


Poi si parlò di un’incredibile storia di Rennes-le – Chateau, un villaggio francese con una chiesetta fatiscente, che dopo l’arrivo del nuovo parroco Berenger Sunnier, fu sottoposta al restauro, durante il quale furono trovati dei documenti antichi. Da allora il parroco divenne inaspettatamente ricco e la chiesa per la sua particolarità divenne una meta di pellegrinaggi dei curiosi. Parlando di questo insolito e misterioso luogo, si tirò fuori per l’ennesima volta la favola del presunto sbarco di Maria Maddalena in Francia, che in realtà non ha nessuna credibilità storica ne geografica. Maria Maddalena non si è mai sbarcata in Francia, dopo l’ascensione di Gesù lei visse e morì ad Efeso, dove c’è la sua tomba.


La storiella dello sbarco in Francia fu messa in piedi per la prima volta nel periodo tra 780-856 d. C. da Rabano Mauro di Magonza, successivamente ricopiata da Jacopo da Varagine nella sua “Legenda Aurea” negli anni 1263-1273. Gli scritti pieni di incongruenze storiche e geografiche. Ma torniamo al discorso di Rennes- le-Chateau. Il relatore tirò fuori anche un’altra ipotesi molto cara ad alcune correnti gnostiche, cioè che Cristo non sarebbe morto in croce, ma scappò nelle Indie, dando la discendenza del “sangue reale”, che guarda caso sempre in Francia va a finire! L’incoerenza di tale discorso sta nella negazione(non si sa se inconsapevole o programmata) della divinità di Cristo, cioè niente risurrezione, niente ascensione, una vita tipicamente umana e terrena di un ennesimo predicatore contestato, messo a morte e sopravvivendo costretto al esilio! Dove da esiliato si fece una famiglia, diede la discendenza e poi morì come tutti gli esseri mortali! E allora in che consiste la divinità? Ma a parte tutto, ottenendoci alla descrizione del supplizio, la sopravvivenza non sarebbe possibile, visto che spesso gli uomini forti e robusti morivano durante la sola flagellazione! E il fatto stesso di essere capace di camminare dopo tale prova è decisamente fuori dalla portata di un uomo comune, figuriamoci a portare la croce! E per quanto forte potrebbe essere il fisico, dopo essere crocifisso e poi trafitto con una lancia, nessuno, ripeto, nessuno potrebbe sopravvivere! Secondo l’ipotesi del relatore in questione, però il mistero inconfessabile contenuto nei documenti trovati da Berenger Sunnier a Rennes- le-Chateau sarebbe questo: la sopravvivenza e la fuga di Gesù. Ma elencando le stranezze della chiesa di Maria Maddalena, lui nominò il rosone molto speciale, che in alcuni periodi particolari dell’anno, cioè nei solstizi ed equinozi, proietta il VOLTO DELLA SINDONE!


E dunque, che cosa rappresenta la Sindone?


E adesso ragioniamo: la Sindone è una delle reliquie che più delle altre “testimonia” l’avvenuta morte di Gesù, in quanto durante le analisi specifici condotti da una squadra di ricercatori esperti nei vari settori, compresa la criminologia, dimostrano che nel lenzuolo si trovava il CADAVERE IN RIGOR MORTIS, con i segni di flagellazione, i fori nei polsi, nei piedi e sul costato, e questo cadavere avrebbe prodotto la disidratazione delle fibre del lenzuolo, emanando i raggi simili ad un laser. Da qui prende l’origine anche la cosiddetta “curva bizantina”, che ritrae Gesù crocifisso nelle icone ortodosse come se avesse una gamba più corta rispetto l’altra, mentre, in realtà, era semplicemente più piegata, visto che entrambi i piedi fossero stati trafitti da un solo chiodo, sovrapponendo le gambe e nel rigor mortis una gamba rimase piegata più dell’altra. Dunque, se Gesù non fosse morto ma scappato, e la Sindone fosse un falso, che senso avrebbe progettare un rosone apposito che rifletta il volto della Sindone? Ciò significa che chi ha progettato questo tipo di restauro, venne a conoscenza di AUTENTICITA’ del Sacro Lino, e in seguito della MORTE E RESURREZIONE di Gesù!


Il “giallo” dei due bambini.


Ma c’è un altro particolare all’interno di quella chiesa: la Sacra Famiglia con due bambini! Qui sì che c’è da porre delle domande: come mai due bambini? Se uno è Gesù, l’altro chi è? Gesù aveva un fratello? Oppure un fratellastro, un figlio di Giuseppe nato dalle prime nozze, dopo di che rimase vedovo Giuseppe prese con se il figlio? Del resto l’Antico testamento è pieno di racconti dei fratelli in competizione tra loro, come Esaù e Giacobbe, Ismaele e Isacco, senza parlare di Davide, l’ultimo dei sette figli! E in tutti questi scritti il senso gravitava attorno alla questione della primogenitura per così dire “violata” per voler di Dio e il compimento delle profezie. Dunque, il primo figlio di Giuseppe sarebbe “messo in disparte” in nome del compimento delle profezie? Mentre i Vangeli ci riportano un altro particolare curioso per il quale la dottrina della Chiesa non fornisce la spiegazione: Tommaso era chiamato “didimo” che significa “gemello”… ma gemello di chi? Un gemello che visse nell’ombra, e proprio per questo non si faceva capace dell’avvenuta morte e risurrezione del fratello? Inoltre sappiamo anche da alcuni vangeli apocrifi che Tommaso dopo la discesa dello Spirito Santo andò a predicare proprio nelle Indie, dove ipoteticamente si sarebbe nascosto il presunto Gesù sopravvissuto alla croce! Qui azzarderei un’ipotesi. Se S. Tommaso fosse veramente il fratello di Gesù, e la presunta discendenza reale con i poteri soprannaturali che dalle Indie arriva in Francia e da origine ai Merovingi fosse sua? Del resto, come veniamo a sapere dagli Atti degli Apostoli, tutti i discepoli che sono stati a stretto contatto con Gesù avevano acquisito i poteri taumaturgici e soprannaturali! E in seguito, bastava avere la discendenza da uno dei 12 apostoli e non per forza da Gesù, per avere come dono naturale le guarigioni con l’imposizione delle mani!

Da Rennes-le-Chateau a Rosslyn.


Ma andiamo avanti parlando del Graal, sta volta come un calice usato da Gesù durante l’ultima cena e in seguito usato per raccogliere il suo sangue ai piedi della croce. Piano piano, dalla fantasia cominciamo a “scendere con i piedi per terra”, toccando un altro argomento geografico: la Cappella di Rosslyn. Sappiamo che esiste la cosiddetta “Via della rosa” ovvero “linea della rosa” che consiste nelle lastre di bronzo incastonate tra le mattonelle dei marciapiedi e passa per le vie di Francia ed altri paesi finendo a Gerusalemme, la Terra Santa dove nacque, visse, morì e risorse Gesù. Percorrendo invece questa linea all’indietro, ci porta in Scozia, nella Cappella di Rosslyn, che in dialetto locale significa proprio “Linea della rosa”! Nonostante fosse incominciata la sua costruzione nel 1446, ben 132 anni dopo lo scioglimento dell’Ordine del Tempio e completata nel 1450, la chiesa riporta tutte le caratteristiche progettuali, geometriche e simboliche del sapere templare, e anche la sua posizione è sul punto nevralgico dell’energia tellurica, da produrre nei frequentatori una sensazione di rigenerazione e sollievo, che si percepisce nelle cattedrali templari!


Ecco, in questa Cappella, progettata dal Lord William Sinclair, c’è la cosiddetta colonna dell’Apprendista, un capolavoro finissimo, pieno di simboli tipicamente templari, attorno alla quale è nata una leggenda, che vuole questa colonna costruita da un ragazzo che faceva l’apprendista presso un maestro costruttore, quale vedendo il progetto complicato prese il permesso di andare a studiare ulteriormente per poterlo realizzare. E mentre si trovava fuori, il suo alunno costruì la colonna. Quando il maestro tornò, rendendosi conto che il talento del ragazzo superava il suo, uccise l’apprendista. Ma non è tutto. Secondo alcune ricerche questa colonna risulterebbe contenente qualcosa nel suo interno. Che cosa potrebbe essere?

La Colonna dell’Apprendista e il dipinto di Leonardo: c’è la connessione???


Un accenno molto criptato ce lo fornisce Leonardo da Vinci nel suo famoso dipinto “Ultima Cena”. Questo artista geniale, con grande maestria produsse tanti capolavori, tutti o quasi contenenti il significato misterioso, pieno di messaggi criptati, difficilissimi da decifrare. Alcune scuole di pensiero ritengono che Leonardo, probabile esponente dei Rosacroce, aveva un incarico molto particolare: oltre a trasmettere dei messaggi segreti, doveva depistare, cioè trasmettere i messaggi fuorvianti, persino per gli iniziati! E per rendere la bugia più credibile, doveva per forza metterci una dose di verità. E così, nell’Ultima Cena, mentre il messaggio fuorviante è ben in vista, cioè la sovrapposizione di due personaggi, quello di San Giovanni Evangelista e Santa Maria Magdalena, la dose di verità è molto più nascosta, quasi subliminale. Qual è?
Per prima cosa, le misure e le proporzioni della tovaglia sul tavolo corrispondono alle misure e proporzioni della Sacra Sindone, e, secondo gli studiosi, questa tovaglia nel dipinto originale, prima di essere restaurato durante i secoli, era vuota, cioè gli oggetti sopra sono stati aggiunti in seguito dagli altri pittori che avevano restaurato il dipinto. Ma non è tutto! Se osserviamo il tavolo, sia vuoto con la sola tovaglia, sia riempito di piatti, sembra che manca una cosa: il CALICE. Il calice che sarebbe il Santo Graal, una delle reliquie più preziose ed ambite di tutta la storia del cristianesimo. Sembra che non c’è, ma non è esattamente così! Il calice c’è, ma non dove tutti aspettano di trovarlo! Non sta sul tavolo, bensì, appena visibile appare come incastonato nella prima colonna a sinistra, sopra la testa di S. Bartolomeo.
E le macchie ancor più spettrali, percettibili appena appena, formano l’immagine del volto della Sindone, di cui bocca si trova giusto in direzione del calice. Dunque, considerando l’asse di tempo tra la conclusione dei lavori di costruzione della Cappella di Rosslyn nel 1450 e la nascita di Leonardo nel 1452, potrebbe esserci un collegamento? La colonna della Cappella che contiene qualcosa murato all’interno, e Leonardo colloca il calice nella colonna? Il depistaggio o la dose di verità? Per adesso non lo sappiamo, ma ciò che è importante è comprendere il vero significato del Graal.

Dall’oggetto al simbolo.




Se leggiamo attentamente le leggende arturiane, non possiamo non notare che il cavaliere che trova il Santo Graal è il più giusto e puro di tutti gli altri cavalieri, ed è diventato cavaliere non per nobiltà delle origini, ma per nobiltà di cuore. Un ritratto sovrapponibile al modello biblico, dove Gesù è il sacerdote a modo di Melkisedek: un sacerdote non appartenente alla stirpe di Levi, quella sacerdotale, ma il suo è un sacerdozio infuso dal cielo, esattamente come la nobiltà del cavaliere del Graal. Per di più, per poter avvicinarsi al prezioso calice, il cavaliere in questione deve superare le prove, come lasciare fuori il cavallo(che rappresenta la natura materiale del essere umano), deporre la spada( che rappresenta la linea difensiva e bellicosa del comportamento umano), togliersi l’armatura( che rappresenta la condizione umana con i desideri, paure, incertezze, peccato), e soltanto allora sarà possibile per lui avvicinarsi e prendere il calice! In poche parole, per accogliere la sostanza divina, l’essere umano deve percorrere un cammino spirituale di elevazione, purificando il suo essere dal tornaconto personale, posto spesso al di sopra dei valori universali come fede, fratellanza, amicizia, onestà, coraggio, giustizia! Bisogna guardarsi all’interno e capire cos’è che ci appesantisce ed ostacola da sbarrare il nostro cammino spirituale? Da quando l’essere umano è caduto, è tormentato continuamente dalla bramosia di ricchezza e potere sugli altri suoi simili. Perché non ci accontentiamo di ciò che abbiamo? Perché cerchiamo la ricchezza? Perché attraverso di essa si compra il potere temporaneo! E il potere crea l’illusione di immunità e impunità. Più soldi si ha, più potere si acquista, tanto da sentirsi quasi un dio sulla terra! E chi si mette al posto di Dio, sappiamo che fine fa: finisce nel abisso, proprio perché la ricchezza pesa e tira sempre più giù quanti la usano per comprare il potere! Ed è per questo che occorre liberarsi dalla corazza del potere e tornaconto! Per accogliere in se la sostanza di Cristo (il sangue del calice) bisogna diventare come un calice vuoto, proteso verso l’alto. E soltanto allora si raggiunge il vero potere: quello di essere gli eredi di Dio, emanando la Sua presenza dall’interno delle nostre anime, trasformandoci in piccole scintille dell’Eterna luce di Dio!
Federica Templar.

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